La guerra di Erdogan contro l’ISIS è una farsa vomitevole e vergognosa. Gli scontri di ieri al confine con alcuni miliziani dell’ISIS, così come i “raid” che oggi gli F16 stanno compiendo colpendo il nulla, servono solo a risollevare l’immagine internazionale della Turchia come attore in campo nella lotta “contro il terrorismo dell’ISIS“. L’operazione lanciata questa mattina ha visto infatti l’arresto di oltre 182 militanti dell‘HDP e del BDP (partiti della sinistra Curda-Turca), pur venendo rivendicata come operazione anti-ISIS.
Si contano a centinaia gli episodi che hanno visto il governo Turco, i suoi esponenti, l’esercito così come il MIT (servizio di inteliggence) dare supporto logistico, politico ed economico ai Daesh (relazione strette tra ISIS e Turchia)
Giusto ieri sono stati aumentati i fondi da destinare al controllo di uno dei confini più blindati al Mondo (quello con la Siria) e che al momento vede solo un tratto di 70 km in mano allo Stato Islamico.
Milioni e milioni di Lire turche per rinforzare i controlli al confine attraverso:
• la costruzione dell’ennesimo muro
• rafforzamento delle recinzioni metalliche e del filo spinato
• un fossato di 225 miglia lungo il confine
• aumento del 90% dell’uso di droni e di aerei da ricognizione
• Torrette di guardia più vicine tra loro
• Più uomini e mezzi
• Più telecamere, rilevatori termici e anti-movimento
Una vera e propria beffa, una guerra alla mobilità che aumenterà l’embargo già in atto in Rojava, renderà di fatto ancora più impossibile il passaggio di aiuti umanitari, di professionalità e di attivisti che vogliono portare solidarietà nella città devastata di Kobane.
Erdogan sta calpestando quei corpi maciullati delle bombe con la complicità della comunità internazionale.
E’ bene ricordare che i compagni e le compagne morti a Suruc si trovavano all’Amara Center per denunciare, durante una conferenza stampa, il diniego da parte della prefettura di raggiungere Kobane legalmente, e probabilmente se non fossero stati uccisi in quel vigliacco attentato, alla sera avrebbero provato a passare quel maledetto confine illegalmente, così come abbiamo fatto noi, come fanno i Curdi e di tutti gli attivisti internazionali (ma anche giornalisti, medici, ingegneri ecc.) che vanno in Rojava a portare solidarietà.
Bloccando e chiudendo il confine, si uccidono una seconda volta i ragazzi di Suruc, si uccidono i martiri di Kobane e della guerra di liberazione contro ISIS.
E’ inaccettabile ed è come ammettere che quei compagni e quelle compagne sono morti invano.
Non è più l’ora degli articoli sdolcinati e della mobilitazione virtuale.
E l’ora di lottare e mettere i propri corpi in gioco affianco quelli dei fratelli e delle sorelle Curd*.
Il 15 Settembre bisogna esserci!!
(leggi l’appello qui http://www.uikionlus.com/appello-internazionale-per-la-ric…/)