Un anno fa Kobane era ridotta ad un cumulo di macerie. Ovunque si posava lo sguardo si trovavano solamente palazzi distrutti e l’unico segno di vita umana era costituito dalle brigate partigiane di YPG/YPJ che avevano appena liberato la città e che provvedevano a metterla in sicurezza dalle mine e dagli esplosivi lasciate in molte abitazioni civili durante la ritirata, l’ultimo colpo di coda delle bande di Daesh in fuga.
Oggi chi ha la fortuna di visitare la città, stretta ancora fra l’embargo imposto dalla Turchia sul lato nord e le bande di Daesh che controllano i villaggi a poche decine di chilometri a sud, può verificarne con i propri occhi la sua voglia di vita.
Il dolore permea Kobane, come la polvere che imperversa senza posa per le strade del centro: ci sono molti negozi intitolati ai martiri, così come lo è la strada principale, con le immagini dei caduti disseminate lungo tutto il viale; persino l’hotel cittadino, che ha aperto da poco ed è gestito dalla municipalità, è dedicato ad un martire. Sehid Namirin, i martiri non muoiono: stanno contribuendo ancora alla sua ricostruzione ed il loro ricordo rimarrà vivo per molti anni a venire.
Non sarà facile per gli abitanti di Kobane lasciarsi alle spalle i lunghi mesi di assedio e di
combattimenti in cui sono caduti migliaia di partigiani: tuttavia, di nuovo il desiderio di mettere in pratica la rivoluzione si diffonde. Lo abbiamo visto durante i festeggiamenti del Newroz dedicati all’Asayish, la polizia locale, impegnata il 21 Marzo a garantire la sicurezza durante la grande festa sulla collina di Mishtanur e a cui la popolazione di Kobane ha dedicato il successivo Venerdì 25 una giornata di canzoni, danze, gelati e dolciumi presso la piccola pineta poco distante dal centro cittadino. Lo abbiamo visto durante il combattivo corteo che ha percorso le strade del centro della città, un fiume di migliaia di persone che non aveva nessun nemico in piazza, con l’Asayish a scandire slogan coi manifestanti e a rivendicare a gran voce, dal luogo della memoria a Piazza Berxwedana (Resistenza), la liberazione del leader del PKK Abdullah Ocalan, ingiustamente incarcerato da 17 anni nell’isola di Imrali, in Turchia.
I problemi della rivoluzione a Kobane sono molti, a cominciare dal rifornimento di derrate alimentari, che viene ancora impedito dall’embargo imposto dal governo turco. Per lunghi giorni è stato impossibile reperire pomodori, insalata, cetrioli, patate e tutti i generi alimentari di uso comune delle popolazioni locali. Ci hanno spiegato che i rifornimenti di frutta e verdura devono talvolta percorrere la difficile via del contrabbando dalla Turchia o dalle città costiere della Siria per raggiungere il Cantone, ma sono talmente discontinui da non poter essere considerati una via di rifornimento adeguata. La popolazione civile di Kobane si trova così a consumare soprattutto verdure in scatola, carne e formaggi, per quanto anche per questi generi alimentari c’è il rischio concreto di esaurimento nel giro di poco tempo, oltre ad evidenti danni a lungo termine per la salute di minori e malati.
Tuttavia la popolazione non si arrende: Kobane rinasce nelle assemblee delle donne, che si dedicano ad un faticoso lavoro di costruzione di una nuova mentalità di genere, sotto la spinta della compagne che stanno combattendo al fronte e della ricerca di un nuovo equilibrio fra i due sessi nella gestione della città; Kobane rinasce nella riapertura del mercato, che vede aumentare con costanza il numero di attività, che già oggi si contano numerose e che cercano di rifornire la popolazione di tutti i beni e servizi, dalle farmacie all’abbigliamento, dagli alimentari ai servizi fotografici per i matrimoni; Kobane rinasce nelle cooperative agricole, che organizzano, discutono, risolvono il grande problema dell’approvvigionamento alimentare delle decine di migliaia di persone che abitano la città; Kobane rinasce con gli abitanti che ogni giorno, sempre di più, ritornano alle proprie case, spesso accontentandosi di una tenda in attesa che il comune dia loro la possibilità di vivere in una nuova abitazione.
Kobane rinasce ed ogni giorno è un bocciolo che si schiude e che getta semi, che dai cimiteri dei martiri, ben presto, riempiranno tutta la città del profumo della libertà.
Carovana per il Rojava – Torino
Coordinamento Toscano per il Kurdistan (CTK)