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30 Gennaio 2016 – Dall’ISIS alla Turchia sosteniamo la resistenza dei Curdi (presidio in Piazza Castello – Ore 15)

DALL’ISIS ALLA TURCHIA: SOSTENIAMO LA RESISTENZA DEI CURDI

PRESIDIO IN PIAZZA CASTELLO -⁠ TORINO -⁠ 30 GENNAIO 2016 -⁠⁠ ORE 15

presidio-30012016-webUn anno dopo la gloriosa liberazione della città di Kobane, il popolo curdo è ancora in lotta!
Mentre in Rojava (Siria del Nord) le unità di difesa popolare YPG/⁠⁠YPJ continuano a combattere contro daesh liberando centinaia di villaggi e facendo arretrare sempre di più i miliziani del califfato, il Kurdistan Bakur (Kurdisan settentrionale in territorio turco) è sottoposto ormai da mesi ad un feroce attacco da parte dello Stato turco. Carri armati per le strade, città assediate, quartieri bombardati, diritti umani calpestati e una scia di sangue che non smette di scorrere. Attraverso le dichiarazioni di coprifuoco, Erdogan sta compiendo una nuova pulizia etnica:

-⁠⁠ Da Luglio 2015 425 persone uccise di cui 79 minori e 81 donne

-⁠⁠ 58 dichiarazioni di coprifuoco per un totale di più di 280 giorni

-⁠⁠ 7 distretti, 17 città e 1 milione 377 mila persone colpite

-⁠⁠ 200.000 cittadini Curdi costretti a scappare dalle proprie abitazioni

-⁠⁠ Oltre 250 persone uccise nelle sole città sotto coprifuoco

-⁠⁠ 76 persone uccise dall’inizio dell’anno

Sotto la guida del dittatore Erdogan, lo Stato Turco ha ormai da mesi lanciato una durissima campagna repressiva nei confronti dei partiti d’opposizione (soprattutto HDP -⁠⁠ Partito dei popoli democratici) e dei media. Migliaia di attivisti e militanti politici sono stati arrestati, oltre 20 sindaci di diverse municipalità Curde (legalmente eletti) sono stati prima arrestati e poi sollevati dall’incarico.
Centinai di giornalisti sono stati arrestati in diversi raid per aver
raccontato ciò che accadeva nelle città sottoposte a coprifuoco, o per aver svelato gli intrecci tra Turchia e ISIS.
Da questa estate a decine si contano i casi di esecuzioni sommarie avvenute durante i blitz della polizia o nelle manifestazioni di piazza. Almeno 10 attiviste per i diritti delle donne sono state deliberatamente uccise in alcuni raid ad Istanbul e nelle città del Kurdistan Turco sotto assedio.
La polizia arresta, tortura ed uccise per ordine di Erdogan; solo nel mese di gennaio 12 ragazzi tra i 18 ed i 25 anni sono stati
giustiziati con un colpo di pistola in testa a Van, mentre altre 5
persone sono state trovate morte per strade di Siirt dopo essere stati trascinati dietro alcuni veicoli della polizia con i polsi legati
dietro la schiena.

La Turchia, membro NATO e socio in affari dei nostri governanti e delle fabbriche di armi dietro casa nostra, con una mano finanzia lo stato islamico e con l’altra uccide ed arresta il popolo curdo. Per festeggiare un anno dalla liberazione di Kobane; ma anche per non restare in silenzio, per denunciare la repressione messa in atto dalla turchia e sostenere la lotta rivoluzionaria che ha portato alla proclamazione dell’autogoverno in molte città curde del Bakur.

LIBERTA’ PER OCALAN, PACE IN KURDISTAN!

MED centro culturale curdo torino
Carovana per il Rojava


La Turchia uccide i Curdi con le armi Italiane

M1140005Questa mattina a Torino alcuni/e solidali si sono recati davanti la sede dell’Alenia, società del gruppo Finmeccanica impegnata nella produzione di armamenti militari, fabbrica di morte e leader della produzione di veicoli da guerra quali elicotteri ed arei . Uno striscione con scritto “Erdogan assassino, Alenia complice. #BoycottTurkey” è stato posizionato davanti l’ingresso della fabbrica sul trafficato Corso Marche, mentre il caccia bombardiere che fa bella mostra nella rotonda tra Corso Marche e Strada Antica di Collegno, è stato colpito con vernice rossa mentre un altro striscione denunciava come “La Turchia uccide i Curdi con le armi italiane”.
Nella guerra che lo Stato Turco sta portando nuovamente avanti negli ultimi mesi, da una parte contro il PKK e dall’altra contro la popolazione civile del sud-est del paese, l’Italia (nelle vesti del gruppo Finmeccanica) sta giocando un ruolo primario grazie alla fornitura di armi e veicoli militari che quotidianamente la Turchia utilizza per uccide donne, uomini e bambini. Di fatto l’Italia è complice del massacro e della pulizia etnica che sta colpendo centinaia di migliaia di Curdi con oltre 400 persone uccise da Luglio 2015 ad oggi.
Fermare immediatamente la vendita di armi alla Turchia!
Fermare immediatamente il massacro del popolo Curdo del Bakur!

Chi rimane in silenzio è complice, non sostenere questo crimine, prendi parola!

“Per Finmeccanica la Turchia rappresenta soprattutto un partner industriale anziché un semplice mercato potenziale”, spiegano i manager del colosso militare-industriale italiano. “Nel corso degli anni, la stretta collaborazione tra le società del gruppo e le loro controparti turche ha portato a una solida partnership industriale che si estende ai settori della difesa e della sicurezza. Le attività spaziano da elicotteri per applicazioni militari…”
da “Turchia alla guerra in Kurdistan con le armi Finmeccanica” di Antonio mazzeo


Ecco perchè l’HDP non ha perso le elezioni in Turchia

Le elezioni turche hanno consegnato la maggioranza dei seggi all’AKP di Erdogan in un clima di tensione e intimidazioni da parte della polizia. Ma è corretto dire che l’opposizione esce sconfitta dalla competizione elettorale?

“Non sono state elezioni regolari. Non abbiamo potuto fare una vera campagna elettorale in quanto abbiamo dovuto proteggere il nostro popolo da un massacro. E’ vero, abbiamo perso un milione di voti, ma questa è ancora una grande vitoria perchè abbiamo resistto contro la politica dei massacri e del fascismo.”

0b0a555c-d290-4bd7-bf64-66a392e0dd04Con queste parole i co-presidenti del partito dei popoli democratici (HDP) Selhattin Demirtas e Figen Yuksedag hanno chiuso la conferenza stampa al termine della lunga e tesa giornata del 1° Novembre, che ha visto la Turchia tornare al voto dopo neanche 5 mesi dalle elezioni politiche del 7 Giugno e l’HDP riuscire per la seconda volta a superare l’alta soglia di sbarramento (10%) necessaria per sedere nel parlamento di Ankara.

I media mainstream di tutto il mondo si sono affannati nel celebrare i risultati del voto parlando di “Trionfo di Erdogan” e “sconfitta per i flo-curdi”, ma per avere un quadro obiettivo e completo delle ultime ore, è necessaria un analisi più profonda e che tenga conta di quanto accaduto (e che poco è stato raccontato) degli ultmi mesi in Turchia.

Partiamo proprio dalle parole di Demirtas e del perchè quelle del 1° Novembre non possono essere considerate elezioni regolari.

Le elezioni del 7 Giugno scorso avevano consegnato una situazione nuova, dopo gli ultimi 13 anni di potere incontrastato da parte del piccolo sultano Erdogan. Il suo partito (AKP) ed il premier fantoccio Ahmet Davutoglu hanno per la prima volta dovuto fare i conti con una grossa perdita di consenso, lascito dei risultati delle urne che, soprattutto grazie allo strabiliante risultato dell’HDP (oltre 6 milioni di voti), hanno scombussolato i piani politci di Erdogan: accentramento dei poteri nelle sue mani e riforma in chiave iper-presidenzialista del sistema politico. Nonostante anche prima del 7 Giugno gli attacchi contro HDP, i suoi membri ed i suoi elettori si erano contati a centinaia con l’apice raggiunto nell’attentato di Diyarbakir (che ha di fato riaperto la “nuova stagione” dello stragismo di piazza), è stato certamente a partire dal 20 Luglio (atentato di Suruc) che il livello di attacco e violenza nei confronti dell’opposizione politica e del “vecchio nemico” curdo, si è alzato vertiginosamente.

La brusca interruzione del processo di pace da parte dello Stato Turco è stata ampiamente programmata già prima della bomba che ha ucciso 33 persone a Suruc. Nonostante venga indicato come il momento del ritorno alla lotta armata da parte del PKK, erano già settimane che l’aviazione Turca era tornata a bombardare le sue basi nelle zone del Kurdistan iracheno, violando di fatto gli accordi del 2013 e facendo ripiombare la Turchia indietro di 20 anni.

Gli ultimi mesi

Tre attentati bomba diretti contro HDP che hanno fatto 166 morti e più di 1000 feriti. Oltre 190 sedi del partito attaccate, bruciate, distrutte. Pogrom contro i cittadini curdi con pestaggi, accoltellamenti e morti nella prima settimana di Settembre. Quasi 3500 arresti tra cui 500 membri e dirigenti del partito. 22 sindaci arrestati e rimossi dall’incarico. Tre mesi di terrorismo di Stato contro la popolazione Curda nel sud-est del paese con coprifuoco continuo e 258 civili uccisi dalle forze di sicurezza Turche, tra cui 33 bambini. Sono i numeri terribili della vendeta di Erdogan contro HDP. Sono la “campagna elettorale” dell’AKP ed buona parte dei fattori che hanno prodotto quello scarto di 9 punti percentuali dal 7 Giugno al 1 Novembre. Ignorati dai media mainstream e tollerati da quegli alleati occidentali (Italia compresa) sommessamente impegnati nel tenersi buono il cane da guardia, messo lì a tappare le masse di rifugiati in fuga dalla guerra e dirette in Europa. Continue reading


Torino 31 Ottobre 2015 – Viva la resistenza del Kurdistan – Giornata di mobilitazione!

corteo_31-ottobreVIVA LA RESISTENZA DEL KURDISTAN!

Sabato 31 Ottobre 2015 – Dalle 10 presidio – Ore 14:30 CORTEO
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Edi bese! Basta stragi – Pace in Kurdistan!
Aprire un corridoio umanitario verso Kobane
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TORINO – EX STAZIONE CERES – Corso Giulio Cesare ang. Via Andreis – Porta Palazzo

• Sostenere autogoverno e autonomia democratica contro il terrore dello Stato Turco
• Contro i confini che uccidono, rompere l’embargo che accerchia il Rojava
• Libertà per le vittime della repressione di Erdogan
• No al genocidio politico contro l’HDP (Partito dei Popoli Democratici)
• Sostenere la lotta dello YPG/YPJ contro l’ISIS in Rojava
• Contro la complicità dell’Italia nella fornitura di armi alla Turchia
• Viva la lotta del PKK

Un anno fa, il 1 novembre 2014 nelle piazze di migliaia di città si svolgevano in contemporanea moltissime manifestazioni in sostegno alla resistenza di Kobane, una città simbolo nel nord della Siria vicinissima al confine turco, dove l’ISIS è stato fermato, sconfitto e respinto dopo oltre 4 mesi di assedio della città. Nella città di Kobane a resistere erano le YPG/YPJ, le forze di difesa popolare del Rojava, territorio nel nord della Siria a maggioranza kurda. Resistevano per difendere la città e la regione, ma soprattutto per difendere l’autogoverno e il confederalismo democratico, una vera e propria rivoluzione sociale iniziata un paio di anni prima, quando nella Siria martoriata dalla guerra i kurdi avevano scelto di liberare il territorio del Rojava, autodifenderlo e autogovernarlo non come un nuovo stato, ma in base a una democrazia diretta fondata sulla partecipazione dal basso, all’uguaglianza tra uomini e donne e al rispetto dell’ambiente e delle sue risorse. Un anno fa, Kobane era stretta tra l’ISIS e il governo turco di Taypp Erdogan, che proprio nell’ottobre 2014 dichiarava che Kobane sarebbe stata sconfitta, provocando lo sdegno di piazza dei moltissimi kurdi che vivono in Turchia e di molta parte della sinistra rivoluzionaria turca.
Nel corso dell’ultimo anno molte cose sono successe. La resistenza di Kobane ha vinto e le YPG/YPJ hanno continuato in durissime battaglie a strappare porzioni di territorio sempre più consistenti all’ISIS e il modello di autogoverno si è diffuso presso le comunità dei territori liberati. Kobane, distrutta per oltre l’80% ha iniziato a ricostruirsi, ma gli aiuti internazionali continuano a rimanere bloccati dall’embargo che la Turchia continua a imporre sul confine, un confine chiuso e militarizzato come nomai, segno tangibile della paura di Erdogan e della sua volontà di isolare la rivoluzione del Rojava.
Evidentemente perché le stesse istanze che hanno animato quella rivoluzione da tempo sono presenti e acquistano forza in Turchia. Abdullah Ocalan, leader storico del PKK il partito dei lavoratori kurdi dal 1999 è rinchiuso nell’isola prigione turca di Imrali, ma questo non ha assolutamente impedito alle istanze di liberazione e di rivoluzione sociale di continuare a crescere e a radicarsi tra i kurdi nei territori del Kurdistan turco (Bakur) e a saldarsi nel resto della Turchia con le lotte sociali che contrastano i progetti assolutistici di Erdogan, al potere da 13 anni impegnato in chiare riforme antidemocratiche e in continui insabbiamenti delle denunce di corruzione che riguardano membri del suo governo e del suo partito l’AKP e suoi familiari.
Erdogan è ormai chiaramente un piccolo sultano, il cui potere traballa sempre di più, come hanno ampiamente dimostrato i recenti fatti degli ultimi mesi.
Il 7 giugno, in occasione delle elezioni nazionali in Turchia, per la prima volta una formazione politica che unisce le istanze del movimento di liberazione kurdo e moltissime sigle della sinistra rivoluzionaria turca, l’HDP riesce a sfondare lo sbarramento del 10% e ad entrare in Parlamento con oltre 80 deputati, rendendo di fatto inattuabili i progetti di riforma presidenziale nei quali Erdogan sperava. Due giorni prima delle elezioni due bombe erano esplose mietendo morti e centinaia di feriti in occasione del comizio conclusivo dell’HDP a Dijarbakir.
Il 20 luglio un attacco bomba a Suruc, in prossimità del confine con Kobane uccide 32 giovani socialisti provenienti dalle più grandi città turche. Erano laggiù per denunciare l’embargo cui è sottoposta Kobane e le complicità di Erdogan con lo Stato Islamico.
Il 24 luglio le forze di sicurezza turche danno il via ad una vastissima operazione militare antiterrorismo, l’obiettivo dichairato è l’ISIS, ma in realtà la repressione di abbatte con una durezza incrdibile su militanti e popolazione civile kurda. in poco più di due mesi sono oltre 100 i civili (uomini, donne, anziani e bambini) uccisi dalle forze speciali Turche, numerose città sono state sottoposte al coprifuoco, polizia e militari assediano, torturano e massacrano la popolazione in un orrore che pare non avere fine.
Le barbarie contro i civili vanno avanti ancora oggi in un silenzio assordante.
Inoltre quasi 3000 persone sono state arrestate con l’accusa di essere militanti o simpatizzanti del PKK, dando inizio ad un genocidio politico che vede come principale bersaglio il partito dei popoli democratici (HDP). Molti sindaci sono stati sollevati dal loro incarico e incarcerati per “appartenenza ad un organizzazione terroristica”.
Ma è ormai chiaro a tutti che il vero terrorista è Erdogan. In questi mesi sono state ampiamente dimostrare le collusioni di settori dei servizi segreti e dell’esercito turco con miliziani dell’ISIS, ampiamente sostenuta dalla Turchia con il passaggio di armi e rifornimenti.
Alla vigilia delle nuove elezioni politiche in Turchia, che si svolgeranno il 1° Novembre, a un anno da quando in centinaia di migliaia eravamo in piazza in sostegno all’eroica resistenza di Kobane, la solidarietà ed il sostegno politico al progetto dell’autogoverno e dell’autonomia democratica che sta portando avanti il popolo kurdo, è sempre più necessaria.
Per il 31 ottobre e il 1° novembre sono state lanciate due giornata di mobilitazione a livello internazionale per sostenere la resistenza kurda.
E’ ora di agire ed anche Torino deve continuare a dimostrare la vicinanza con kobane, con il bakur, con il kurdistan tutto. Continue reading


Dalla Val Susa al Kurdistan – Un appello alla resistenza verso il corteo del 31 Ottob

Car* compagn* del movimento NO-TAV,

CO7wN7SWEAAONQIVi salutiamo a nome della resistenza Curda. Siamo seguaci della vostra/nostra resistenza, quella di chi combatte contro chi vuole distruggere un territorio devastando la natura. Avete iniziato con la resistenza nella Val di Susa, ma per tutti coloro che hanno a cuore la difesa del territorio contro capitalisti e mafiosi, siete diventati qualcosa di molto importante e molto più grande che scavalca i confini della vostra valle e si diffonde in tutte le parti d’Italia e non solo. Crediamo che il movimento NO TAV sia diventato speranza e punto di riferimento per coloro che vogliono costruire un Mondo diverso basato su autogestione, rispetto per la natura, per il territorio ed autogoverno contro un sistema repressivo che vuole decidere sulla nostra vita distruggendo i luoghi dove viviamo. Come compagni Curdi abbiamo incrociato più volte le strade della Val di Susa, resistito contro la violenza della polizia, respirato gli stessi lacrimogeni ed intrapreso la strada della lotta per la dignità e la giustizia sociale. Crediamo che conosciate la lotta che come Curdi abbiamo iniziato decine di anni fa: una lotta contro l’oppressione e per la libertà.

Ormai è da molto tempo che abbiamo urlato BASTA ( EDI BESE !) lottando per costruire un sistema nuovo, quello del Confederalismo Democratico, una società in cui uomini e donne sono liberi di autodeterminarsi, in cui tutte e tutti partecipano alla gestione della comunità, in cui viene rispettato l’ambiente e le risorse naturali ed i popoli vivono in pace tra loro. Si tratta di un sistema che mette al centro la dignità delle persone e da la possibilità di vivere senza aver bisogno dei potenti e degli Stati che governano sulle nostre vite. Crediamo che stiate seguendo cosa sta succedendo in Kurdistan Bakur (Nord ) e in Turchia. Quando sta accadendo in questi ultimi mesi è il risultato della sconfitta elettorale di Erdogan durante le ultime elezioni; da quando il Partito dei Popoli Democratici (HDP) ha superato la soglia di sbarramento del 10% alle elezioni di Giugno, Erdogan ha iniziato una nuova guerra contro i Curdi arrestando migliaia di persone (politici, giornalisti, attivisti) Continue reading


Merc 14 Ottobre 2014 – Assemblea cittadina “CON KOBANE, CONTRO IL MASSACRO , SOSTENIAMO LA RESISTENZA CURDA!”

E’ ORA DI AGIRE! CON KOBANE, CONTRO IL MASSACRO, SOSTENIAMO LA RESISTENZA CURDA!

Assemblea cittadina in vista delle giornate di mobilitazione del 31 Ottobre e del 1° Novembre per mercoledì 14 Ottobre 2015 alle ore 21 c/o Centro Culturale MED – Via Luigi Bellotti Bon 4

12113501_870429916386052_8970704424893435623_oSono passati mesi dalla liberazione di Kobane ma purtroppo la situazione della città simbolo della resistenza contro ISIS rimane difficile.
Il governo turco continua di fatto ad ostacolare il transito di persone e materiale necessari per la ricostruzione della città ponendo di fatto sotto embargo in cantoni del Rojava. La popolazione continua a soffrire la mancanza di servizi essenziali (acqua, elettricità, ecc.) di cibo, farmaci e di tutto ciò che è necessario per la normale ripresa della vita.
Per questo va fatta pressione sul governo dell’AKP ad Ankara per aprire un corridoio umanitario che vada
dalla Turchia a Kobane per facilitare l’arrivo dei flussi di aiuti.
Allo stesso tempo il governo di Erdogan ha intrapreso una durissima campagna militare contro le popolazioni del Bakur (Kurdistan Turco): in poco più di due mesi sono oltre 100 i civili (uomini, donne, anziani e bambini) uccisi dalle forze speciali Turche, numerose città sono state sottoposte al coprifuoco, polizia e militari assediano, torturano e massacrano la popolazione in un orrore che pare non avere fine.
Le barbarie contro i civili vanno avanti ancora oggi in un silenzio assordante.
Inoltre quasi 3000 persone sono state arrestate dando inizio ad un genocidio politico che vede come principale Continue reading


Mar 13 Ottobre 2015 – Erdogan Terrorista! Contro il terrore di Stato pace subito!

LA COMUNITA’ CURDA INVITA TUTTI E TUTTE A SCENDERE IN PIAZZA ANCHE A TORINO
Contro il terrore di Stato pace subito!

APPUNTAMENTO MARTEDI’ 13 OTTOBRE 2015
ORE 17:30 – Piazza Carlo Felice (Fronte Stazione Porta Nuova)

12079981_172755553066857_1832707659555131123_oANCORA BOMBE IN PIAZZA IN TURCHIA!
Ancora una volta stragismo e terrore di Stato.

A meno di un mese dalle elezioni politiche, questa mattina (10 Ottobre 2015) due bombe sono esplose ad Ankara presso la stazione dei treni durante la manifestazione per la pace organizzata dai sindacati dei lavoratori, dall’HDP e da varie sigle della sinistra rivoluzionaria Turca.
Una delle due esplosioni si è verificta durante il passaggio dell’HDP (Partito dei popoli democratici) e l’altra durante il passaggio dei manifestanti di Partizan-Kaldıraç.
Il bilancio provvisorio di questa ennesima strage è di 128 morti e diverse centinaia di feriti.
Nell’attacco è rimasta uccisa la candidata HDP Kübra Mollaoğlu e circa altri 60 membri dell’HDP.
L’attentato di Ankara è solo l’ultimo episodio di una strategia ben precisa rispetto alla dittatura sanguinaria di Erdogan: nel mese di Maggio 150 attacchi sono stati lanciati contro contro l’HDP durante la campagna elettorale, il 5 Giugno due bombe sono esplose a Diyarbakir durante il comizio a due giorni dalle elezioni, l’attentato all’Amara Center di Suruc il 20 Luglio, i bombardamenti contro il PKK ed il terrorismo di Stato contro le città del Kurdistan Turco da più di due mesi sottoposte a continui coprifuochi, attacchi, torture ed omicidi contro la popolazione.

ERDOGAN ASSASSINO! ERDOGAN TERRORISTA!
Katil Erdogan!


Ven 9 Ottobre 2015 – Racconti dalla Carovana @ Barocchio Squat

Serata_9ottobreWE CAN BE FREE TOGETHER, BUT WE CAN’T BE FREE ALONE!
SURUC -⁠ CIZRE – AMED
Gli attivisti della Carovana per il Rojava , di ritorno dalla Carovana Internazionale per aprire un corridoio umanitario verso Kobane che si è svolta dal 12 al 17 Settembre, raccontano del loro viaggio nel Kurdistan Turco: il ritorno a Suruc ed all’Amara Center colpito da un infame attentato lo scorso 20 Luglio, la visita ai campi profughi, la mobilitazione per rompere l’embargo Turco che di fatto accerchia il Rojava ed impedisce la ricostruzione di Kobane, l’entrata nella città di Cizre messa sotto assedio dall’esercito Turco e raggiunta a 48 ore dalle fine del coprifuoco, l’arrivo ad Amed e le barricate dei quartieri della città vecchia.
Una serata di racconti, immagini e video della lotta del popolo Curdo

Ore 19 – Apertivo Bellavita
Ore 21 – Racconti, proiezioni e dibattito Continue reading


Carovana 15 Settembre 2015 – Un appello alla mobilitazione internazionale (info e adesioni)

Appello Internazionale per la ricostruzione di Kobanê e per l’apertura di un corridoio umanitario

Qui alcuni estratti di un appello di UIKI onlus e Rete Kurdistan Italia che chiama alla mobilitazione dal 12 al 17 settembre nelle zone del confine turco-siriano ed in particolare nella zona di Suruc (crocevia nel corso dell’ultimo anno della solidarietà verso Kobane, duramente colpita dal vigliacco attacco bomba all’Amara Center del 20 luglio scorso).

Circa un anno fa, il 15 settembre 2014 i Daesh hanno lanciato la loro prima ingente offensiva contro il cantone curdo di Kobanê, in Siria. La popolazione curda, guidata dalle forze di autodifesa del popolo ( YPG e YPJ) ha organizzato una grande difesa contro l’attacco. La resistenza di uomini e donne all’interno di Kobanê, è stata una battaglia per la democrazia, per i diritti umani, per un futuro comune, per la legittimazione e l’uguaglianza delle donne nella società . Il supporto della Coalizione Internazionale è stato prezioso ma non sufficiente.
11699078_998288136868567_7211007197547583810_oKobanê è stata liberata dopo 134 giorni di resistenza, ma tra il 25 e il 27 giugno l’ISIS ha compiuto l’ennesima strage contro l’umanità: più di 200 civili, la maggior parte dei quali donne e bambini, sono stati brutalmente assassinati. La minaccia non è stata quindi rimossa.
La città risulta quasi completamente distrutta: i servizi essenziali quali acqua ed elettricità, i rifornimenti di cibo e i le cure sanitarie sono ai minimi livelli o addirittura inesistenti. Lo Stato Islamico inoltre, dimostrando ulteriormente la sua brutalità, ha dislocato migliaia di mine per impedire il ritorno della popolazione nelle proprie terre.
Pertanto è necessario garantire ai rifugiati la possibilità di rientro nella propria città in modo sicuro, sostenendo la ricostruzione delle infrastrutture basilari, al fine di assicurare loro una vita dignitosa.Nonostante la liberazione il cantone è ancora sotto embargo.
Kobanê è circondata da Daesh. Il confine con la Turchia risulta quindi fondamentale. La popolazione di Kobanê ha urgentemente bisogno di un corridoio umanitario per ricevere gli aiuti necessari al fine di proteggere,rifornire e ricostruire la propria città.
Per promuovere la riduzione della violenza, per sostenere la stabilità in Siria e nelle regioni liberate dal terrorismo, constatando l’urgenza dell’apertura di un corridoio umanitario, al fine di esercitare pressioni nei confronti dell’ ONU,che implementando la Risoluzione 2165 del 14 Luglio 2014 art.2 potrebbe essere in grado di garantire l’apertura di un ulteriore valico di confine, invitiamo singoli attivisti, istituzioni, sindacati, partiti politici, ONG, autorità locali e internazionali alla partecipazione di una grande carovana internazionale.
Martedì 15 settembre,anniversario del primo attacco di Daesh al cantone di Kobanê, saremo tutte e tutti a Suruç, in Turchia, nella città gemella di Kobanê e a pochi chilometri dal confine siriano, per esprimere il nostro appoggio politico e umanitario.

La partecipazione dall’Italia sarà costruita ed organizzata su base locale.

Da Torino e dal Piemonte per chiedere informazioni, partecipare, organizzare la solidarietà si può utilizzare l’indirizzo mail torino_kobane@autistici.org.

Per quanti e quante volessero materialmente partecipare alla delegazione verso Suruc l’invito è a contattarci il prima possibile e comunque a far pervenire conferma della propria partecipazione entro la seconda settimana di agosto (ENTRO IL 15 AGOSTO)

SCHEDA DI PARTECIPAZIONE CAROVANA 15 SETTEMBRE 2015
(da compilare ed inviare all’Ufficio d’Informazione del Kurdistan in Italia oppure carovana15settembre@gmail.com)

COMUNICO LA MIA DISPONIBILITA’ A PARTECIPARE,
ALLA CAROVANA INTERNAZIONALE PER IL CORRIDOIO UMANITARIO
IN VESTE DI OSSERVATORE INTERNAZIONALE, PER AVVIARE UN RAPPORTO DI SOLIDARIETA’ CON ORGANIZZAZIONI DELLA SOCIETA’ CIVILE E DEMOCRATICA IN TURCHIA, A UNA DELLE SEGUENTI DELEGAZIONI:

o 12/17 Settembre 2015, Per Carovana 15 settembre corridoio umanitario (100 euro campeggio +trasferimenti interni +interpreti+ sottoscrizione)
o 12/17 Settembre 2015 Per Carovana 15 Settembre corridoio umanitario(150 trasferimento da albergo Urfa a Suruc +trasferimenti interni+interpreti+ sottoscrizione)

NOME E COGNOME:
PROFESSIONE:
DATA DI NASCITA :
SCADENZA DELLA CARTA D’IDENTITA’:
INDIRIZZO:
RECAPITO TELEFONICO e E-MAIL :
LINGUE CONOSCIUTE:
ALTRE ESPERIENZE ANALOGHE:
ALLOGGIO CAMPEGGIO O ALBERGO:


Giov 30 Luglio 2015 – Torino – Fiaccolata in solidarietà con il popolo Curdo! Fermiamo il massacro, Erdogan assassino!

LA TURCHIA NON STA BOMBARDANDO L’ISIS, STA BOMBARDANDO COLORO CHE COMBATTONO L’ISIS!

30-Luglio_fiaccolata

 

Giovedì 30 Luglio 2015
Ore 21 – Fronte Stazione Porta Nuova – Torino

CORTEO/FIACCOLATA IN SOLIDARIETA’ AL POPOLO CURDO!

Contro l’aggressione della Turchia è ora di mobilitarsi!

LIBERTA’ PER OCALAN, PACE SUBITO!

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FERMIAMO IL MASSACRO! ERDOGAN ASSASSINO!

Da Suruc ai bombardamenti: Dieci giorni di menzogne
Il 20 luglio scorso, nella cittadina vicina al confine turco-siriano di Suruc, sono stati uccisi 32 giovani socialisti provenienti dalle più grandi città turche. Suruc è il villaggio nel quale si è dato sostegno internazionale alla resistenza di Kobane. Migliaia di attivisti da tutto il mondo, tanti anche dall’Italia, si sono recati proprio a Suruc per offrire il proprio sostegno e aiuto, mentre le guerrigliere e i guerriglieri resistevano a Kobane contro l’attacco di ISIS durante i 134 giorni di assedio. Per questo i 32 giovani socialisti erano a Suruc il 20 luglio, per continuare a dare sostegno alla ricostruzione di Kobane. Usando questo attentato come pretesto, il premier turco Ahmet Davutoglu ha deciso di entrare in azione militarmente, motivando questa decisione con la pericolosità di ISIS, e bombardandone le postazioni. Il giovane attentatore di Suruc, un 20enne che avrebbe fatto parte di un gruppo affiliato allo stato islamico, sarebbe stato “pressochè sconosciuto” alla polizia turca, ma secondo fonti stampa il suo gruppo integralista sarebbe oggi tra i più infiltrati dai servizi segreti turchi.Ma quest’attentato è stato solo un pretesto per dare il via ad una campagna militare e ad una serie di operazioni repressive di vasta portata che hanno riguardato le organizzazioni fondamentaliste vicino allo Stato Islamico solo marginalmente.

Il vero obiettivo della guerra di Erdogan
Il 24 luglio (meno di 4 giorni dopo il vile attenato di Suruc) inizia l’operazione di bombardamento contro i guerriglieri e le guerrigliere curde nelle montagne della zona di difesa di Medya. Le bombe degli F16 turche sono state sganciate per tutta la notte sulle regioni di Zap, Basyan, Gare, Avaşin e Metina. Gli aerei hanno poi colpito Xinere e Kandil e molti villaggi di civili nella regione. Alcune zone sono state colpite tre volte nel corso della stessa notte. Parallelamente è stata avviata una vasta operazione repressiva in Turchia, della stessa portata di quella del 2009 conosciuta come “operazione KCK”, che ha portato all’arresto di circa un migliaio di democratici in tutto il paese (poche decine gli arrestati tra i gruppi fondamentalisti vicino a ISIS) e causato l’uccisione di Abdullah Ozdal di 21 anni nella citta’ di Cizre (Turchia). Tra le vittime della repressione anche un bambino di 10 anni Beytullah Aydin, che è caduto mortalmente mentre veniva inseguito dalla polizia nella città di Diyarbakir il 26 luglio scorso. È dunque chiaro che la guerra scatenata da Erdogan e dal suo partito AKP è una guerra contro tutte le articolazioni del movimento di liberazione kurdo e contro una buona fetta della sinistra rivoluzionaria turca. Alle ultime elezioni politiche del 7 giugno scorso il partito di Erdogan ha visto diminuire di molto il proprio consenso, e le sue ambizioni di una riforma in senso presidenziale della Turchia sono di fatto state sfermate dalla grande affermazione elettorale dell’HDP, un cartello progressista che unisce il mondo politico e sociale della sinistra kurda con l’attivismo progressista turco. Sono passati ormai quasi due mesi dalle elezioni ma il primo ministro turco Ahmet Davutoğlu non ha ancora trovato alleati per formare un nuovo governo. Questo rende ancora più debole la posizione di Erdogan il quale, ciononostante, approfittando dell’assenza di un governo, continua a prendere decisioni illegali in maniera golpista e fascista, e con lo scopo di spingere ancora una volta i Kurdi all’angolo, etichettandoli come “terroristi”, indebolendo l’HDP, ai cui parlamentari Erdogan ha recentamente chiesto di togliere l’immunità, riproponendo la vecchia storia dei fiancheggiatori del PKK, una scusa sempre buona in Turchia quando si tratta di giustificare ampie operazioni repressive, come appunto quella in corso, accompagnata da un attacco militare di vera e propria guerra portato avanti su più piani, sia contro le postazioni dei partigiani del PKK nel nord Iraq sia contro i villaggi abitati dai civili. Continue reading